Analisi testuale, commento e parafrasi de i “Bagni di Lucca” di Eugenio Montale (da Le Occasioni)

Fra il tonfo dei marroni
e il gemito del torrente
che uniscono i loro suoni
èsita il cuore.

Precoce inverno che borea
abbrividisce. M’affaccio
sul ciglio che scioglie l’arbore
del giorno nel ghiaccio.

Marmi, rameggi –
e ad uno scrollo giù
foglie a èlice, a freccia,
nel fossato.

Passa l’ultima greggia nella nebbia
del suo fiato.

Metro: due quartine, una terzina, un distico finale. Sequenza libera di versi, dal quadrisillabo all’endecasillabo, con schema libero di rime, peraltro frequenti.

Breve Commento

Questa lirica del 1932 potrebbe essere assunta come un testo emblematico della poetica delle Occasioni. Una visita a una località toscana, in autunno, voci del paesaggio fra le quali esita il cuore: il tonfo dei marroni, il gemito del torrente: un soffio di tramontana che lascia un brivido nell’aria e tramuta l’alba in ghiaccio. Poi foglie che cadono, con diverso volo l’ultimo gregge che passa, forse in cammino di transumanza, e il rapprendersi del suo fiato come nebbia nell’aria. Questo paesaggio usuale ha una valenza metafisica, una potenzialità di allusioni, che la poesia solleva a un complesso significato. Una poesia, come ha specificato il poeta, che contiene i suoi motivi “senza rivelarli, o meglio senza spiattellarli”, che esprime l’”oggetto” e tace “l’occasione spinta”; una poesia, cioè, dell’oggetto che brucia l’occasione sentimentale, per ritrovarla purificata e condensarla in un ritmo dell’accadere. Così il tonfo dei marroni che ritrova, pur nella caduta, il senso del vigore metamorfico della natura e il gemito del torrente, che diviene correlativo d’una malinconia inscritta nella stagione di trapasso, creano una sospensione nel cuore, un senso del tempo e del declino. Poi c’è un senso d’inverno, di gelo, che impone al paesaggio una fissità di ghiaccio: dischiude l’idea della morte. E questa giunge in quel cadere di foglie; un motivo antico, nella poesia europea, ma qui rinnovato da un ritmo che imprime alla caduta un moto vertiginoso, evita la protesta silenziosa del cuore. Infine un gregge, ma è ultimo, visto come distacco conclusivo e nebbia di dissolvenza. E’ interessante il raffronto proposto dal Martelli col finale della prima stesura, apparsa nel 1933 nella rivista “Italia letteraria”: Marmi, rameggi, e tu/gioventù a capofitto/nel fossato./Passa l’ultimo uomo nella nebbia/ del suo fiato. Basta dire, lasciando al lettore osservazioni puntuali che, nella stesura definitiva, è andato perduto il convenzionale addio alla giovinezza, per lasciar posto a un senso generale del dramma della vita.

2 pensieri su “Analisi testuale, commento e parafrasi de i “Bagni di Lucca” di Eugenio Montale (da Le Occasioni)

  1. Il poeta coglie il languore di un paesaggio che si apparta nella solitudine melanconica dei suoi boschi, dei suoi frutti autunnali, del suo fiume che geme. E il gemito è forse un grido, un richiamo ad un’umanità, a una cultura antica e agricola, che sta morendo in silenzio. Vestigia di passate glorie che non sanno ritrovarsi vitali in un mondo turbato dalla frenesia disumanizzante della modernità.

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