Madre che ho fatto soffrire
(cantava un merlo alla finestra, il giorno
abbassava, sì acuta era la pena
che morte a entrambi io m’invocavo) madre
ieri in tomba obliata,
oggi rinata; presenza,
che dal fondo dilaga quasi vena
d’acqua, cui dura forza reprimeva,
e una mano le toglie abile o incauta
l’impedimento;
presaga gioia io sento
il tuo ritorno, madre mia che ho fatto,
come un buon figlio amoroso, soffrire.
Pacificata in me ripeti antichi
moniti vani. E il tuo soggiorno un verde
giardino io penso, ove con te riprendere
può a conversare l’anima fanciulla,
inebbriarsi del tuo mesto viso,
sì che l’ali vi perda come al lume
una farfalla. È un sogno,
un mesto sogno; ed io lo so. Ma giungere
vorrei dove sei giunta, entrare dove
tu sei entrata
ho tanta gioia e tanta stanchezza!
farmi, o madre,
come una macchia dalla terra nata,
che in sé la terra riassorbe ed annulla.
PARAFRASI
Metro: affine a una canzone libera, con versi settenari, quinari, endecasillabi liberamente alternati, strofe disuguali, con irregolare disegno di rime.
4. abbassava: stava declinando.
10-12. cui: che. e…..impedimento:tipicamente sabiana questa ambiguità. La mano che toglie l’impedimento e libera l’acqua può anche essere incauta, se si pensa che questo ritorno della morte porta con sé e comunica al poeta un desiderio di morte; e può essere abile in quanto portatrice d’una gioia.
16-17. Pacificata: col figlio che non la fa più soffrire. Moniti: le esortazioni d’un giorno, che il figlio non ascoltava.
23-25. giungere….entrata:cioè nella morte.
26-27. la vita è questa unione di gioia e stanchezza, ma entrambe fanno desiderare la fine, l’annullamento, la pace.
28. farmi: sottintende il precedente vorrei.
Breve commento
La psicoanalisi per Saba fu un incontro importante, che tuttavia si inserì su una matura esperienza di vita e di dolore, non la determinò, né la coartò verso esiti più o meno scientifici o didascalici. Così in questa lirica si può avvertire la volontà di regressione a uno stato prenatale: di un ritorno alla, o meglio nella, madre in una coincidenza totale di eros e desiderio di morte; tutti i motivi ben esplorati della psicoanalisi. E tuttavia ciò che il lettore avverte non è una teoria, ma una sofferenza esistenziale profonda, il contrasto tra vita e morte, intesa quest’ultima, come del resto diceva Freud, come “bisogno di instaurare unità sempre più grandi”, di uscire dall’isolamento e dal limite individualistico; che protende nostalgicamente il poeta verso la “calda vita” di tutti. tale almeno appare in questo dettato spoglio di enfasi e così intimo, voce di un’autentica mestizia del cuore, d’una radice remota d’infelicità che esso ritrova in sé.