Il Foscolo critico

L’attività critica, prima saltuaria, diventa dominante per il Foscolo negli anni dell’esilio londinese. Conclusa ormai la sua produzione poetica e, in fondo, anche la parte più significativa della sua vita, sembra che egli cerca di ristabilire, indagando criticamente la pagine dei nostri scrittori più grandi, quel colloquio con la poesia che era stato la ragione prima e il conforto della sua esistenza. A questa attività, che egli peraltro sentiva come del tutto minore, era anche costretto dalle necessità economiche. I saggi verranno infatti tradotti e pubblicati su riviste inglesi, cosa che contribuiva ad alleviare la sua povertà. Anche in queste opere, tuttavia, il Foscolo rivela la sua potente originalità. I suoi saggi, quali per citare i più importanti, i discorsi sulla lingua italiana, I saggi sul Petrarca, il Discorso sulla Divina Commedia, il Discorso sul testo del Decameron, il Saggio della nuova scuola drammatica in Italia, la Storia del sonetto italiano, sono come pietre miliari nella storia della nostra critica ottocentesca e aprono la strada che sarà poi percorsa, con un pensiero estetico più maturo, da Francesco De Sanctis. Il metodo d’indagine seguito dal Foscolo è storico e psicologico, fondato, prima di tutto, sul sentimento fortissimo dell’individualità umana e poetica dell’autore, che egli ricostruisce mediante un analisi minuta del linguaggio in cui essa si esprime e mediante una fervida adesione alle situazioni liriche e fantastiche in cui si rispecchia. Ma la singola personalità è da lui incentrata nell’ambiente storico di cui lui trae alimento e che, al tempo stesso, arricchisce con le sue nuove intuizioni sull’uomo e sulla vita. Qui il Foscolo porta nel suo esercizio di critico il sentimento dell’unità profonda fra poesia e vita, fra poesia e storia, che egli stesso aveva risolutamente affermato nelle sue creazioni. Pur partendo da concezioni sensistiche, il Foscolo veniva così ad accostarsi, nel concreto esercizio critico, a posizioni romantiche. Di derivazione sensistica è, ad es., l’idea che <>, che la poesia deve farci sentire fortemente la vita, rinnovando e avvivando nel profondo la nostra sensibilità, quelle <> dalla quale muove l’amore della vita; originale, invece, e vicino allo spirito romantico è il suo considerare l’opera d’arte non attraverso il complesso di sensazioni piacevoli che esso può suscitare, ma come espressione, soggettiva e insieme universale, di una individualità creatrice, come messaggio saldamente accentrato sulla storia d’una personalità, come un organismo vivente al quale il critico deve aderire, indicandone la dimensione dinamica e unitaria. A questa capacità di comprendere e di rivivere un mondo poetico, il Foscolo congiunge una sensibilità finissima per i valori espressivi. I suoi saggi contengono osservazioni acutissime sulla lingua, la metrica, lo stile dei singoli autori, preannunciando i modi propri della moderna critica stilistica.