Analisi, parafrasi e commento de “La capra” di Umberto Saba (da Il Canzoniere)

Ho parlato a una capra.
Era sola sul prato, era legata.
Sazia d’erba, bagnata
dalla pioggia, belava.

Quell’uguale belato era fraterno
al mio dolore. Ed io risposi, prima
per celia, poi perché il dolore è eterno,
ha una voce e non varia.
Questa voce sentiva
gemere in una capra solitaria.

In una capra dal viso semita
sentiva querelarsi ogni altro male,
ogni altra vita.

PARAFRASI
1-4. osserva la scansione netta dei versi, la presentazione essenziale degli oggetti, la riduzione del quadro a pochi motivi, fortemente pausati, rappresentativi della verità che si farà strada nel resto della poesia. Un’uguale concentrazione è nell’ultima strofa. belava: isolato e in netto rilievo, posto com’è alla fine del verso, questo verbo che indica il momento risolutivo della rappresentazione: una voce di dolore lungo, indefinito, posto come fuori dal tempo nella sua monotonia.
5-6. fraterno…. dolore: una voce di dolore, tanto comune da rivelare un’intima fraternità tra le due creature.
6-8. il dolore è eterno, ha una voce che è sostanzialmente unica in tutti ed è un lungo, immutabile grido come quel belato uguale. E il poeta risponde a esso prima come celiando; ma quella imitazione scherzosa della voce animale si muta insensibilmente in un gemito, in una voce di pianto.
9. Questa voce: la sua stessa voce, e, insieme, quella di tutti. sentiva: sentivo.
11. dal… semita:il profilo della capra sembra riflettere un tratto diffuso nella stirpe ebraica. Saba afferma di avere avuto qui in mente un puro dato fisico, da non caricare di sovrassensi allegorici.

Breve commento

Questa notissima poesia di Saba è fondata su un rapporto di somiglianza fra mondo umano e mondo animale nel dolore, nella comune angoscia del vivere. Il belato della capra, sazia, ma avvolta in un tedio oscuro di solitudine, di libertà negata, nello squallore d’una pioggia che diventa spontaneo simbolo d’una pena opprimente e greve, senza luce, è sentito dal poeta come una voce fraterna, come l’espressione della miseria e infelicità di ogni essere, d’ogni vita.