Analisi, parafrasi e commento de il “Ritratto della mia bambina” di Umberto Saba (da Il Canzoniere)

La mia bambina con la palla in mano,
con gli occhi grandi colore del cielo,
e dell’estiva vesticciola: “Babbo
– mi disse – voglio uscire oggi con te”.
Ed io pensavo: Di tante parvenze
che s’ammirano al mondo, io ben so a quali
posso la mia bambina assomigliare.
Certo alla schiuma, alla marina schiuma
che sull’onde biancheggia, a quella scia
ch’esce azzurra dai tetti e il vento sperde;
anche alle nubi, insensibili nubi
che si fanno e disfanno in chiaro cielo;
e ad altre cose leggere e vaganti.

Brevissima analisi testuale

La lirica appare molto chiara anche nel suo lessico, sicché non necessità di una parafrasi parola per parola.

5. parvenze: cose che appaiono, leggere, appunto, e vaganti, e quasi incorporee.
11. insensibili: pensiamo che l’aggettivo non sia qui usato nel senso consueto, ma nell’accezione di non-sensibili, che non cadono sotto i sensi, e dunque incorporee, o meglio, che sembrano tali.

Breve commento

C’è in Saba, accanto al “doloroso amore” della vita, all’impeto dell’eros esistenziale, alla visione compartecipe della vita di tutti nella sua mescolanza di gioia e dolore, un senso delle “cose leggere e vaganti”, dell’esistenza come leggerezza, avventura spontanea del senso: quasi una danza che egli ritrova spesso come un ritmo segreto implicito nelle sue rappresentazioni di fanciulli, d’una vita che ancora s’inventa. E’ il caso di questo ritratto, in cui Linuccia, la figlioletta del poeta, viene comparata alla schiuma dell’onda, alle nubi, a un’azzurra striatura del cielo: all’atteggiarsi sereno, agile dell’essere. Tutto questo non si appesantisce in una meditazione concettuale; è l’immagine a chiamare l’immagine; sono la festicciola estiva e, ancor più, gli “occhi grandi colore del cielo” della bimba a “scatenare” un complesso di analogie delle cose.