Fu nelle vie di questo
Borgo che nuova cosa
m’avvenne.
Fu come un vano
sospiro
il desiderio improvviso d’uscire
di me stesso, di vivere la vita
di tutti,
d’essere come tutti
gli uomini di tutti
i giorni.
Non ebbi io mai sì grande
gioia, né averla dalla vita spero.
Vent’anni avevo quella volta, ed ero
malato. Per le nuove
strade del Borgo il desiderio vano
come un sospiro
mi fece suo.
Dove nel dolce tempo
d’infanzia
poche vedevo sperse
arrampicate casette sul nudo
della collina,
sorgeva un Borgo fervente d’umano
lavoro. In lui la prima
volta soffersi il desiderio dolce
e vano
d’immettere la mia dentro la calda
vita di tutti,
d’essere come tutti
gli uomini di tutti
i giorni.
La fede avere
di tutti, dire
parole, fare
cose che poi ciascuno intende, e sono,
come il vino ed il pane,
come i bimbi e le donne,
valori
di tutti. Ma un cantuccio,
ahimé, lasciavo al desiderio, azzurro
spiraglio,
per contemplarmi da quello, godere
l’alta gioia ottenuta
di non esser più io,
d’essere questo soltanto: fra gli uomini
un uomo.
Nato d’oscure
vicende,
poco fu il desiderio, appena un breve
sospiro. Lo ritrovo
– eco perduta
di giovinezza – per le vie del Borgo
mutate
più che mutato non sia io. Sui muri
dell’alte case,
sugli uomini e i lavori, su ogni cosa,
è sceso il velo che avvolge le cose
finite.
La chiesa è ancora
gialla, se il prato
che la circonda è meno verde. Il mare,
che scorgo al basso, ha un solo bastimento,
enorme,
che, fermo, piega da un parte. Forme,
colori,
vita onde nacque il mio sospiro dolce
e vile, un mondo
finito. Forme,
colori,
altri ho creati, rimanendo io stesso,
solo con il mio duro
patire. E morte
m’aspetta.
Ritorneranno,
o a questo
Borgo, o sia a un altro come questo, i giorni
del fiore. Un altro
rivivrà la mia vita,
che in un travaglio estremo
di giovinezza, avrà per egli chiesto,
sperato,
d’immettere la sua dentro la vita
di tutti,
d’essere come tutti
gli appariranno gli uomini di un giorno
d’allora.
PARAFRASI
Metro: strofe libere in cui si alternano versi di varia misura, dal ternario all’endecasillabo e liberi intrecci di rime. La “musica” è dato dall’intreccio sintattico segnato dalle pause verbali, connesse a risentite intensità di pronuncia che sottolineano i momenti intellettualmente alti o risolutivi del testo.
2. nuova: straordinaria, prima mai accaduta.
16-17. Vano: è detto quel desiderio, come ai vv. 4-5, il sospiro, ossia l’anelito verso di esso, perché è difficile avverarlo, dato la violenza della chiusura e dell’impulso individualistici. Ma conta l’averlo concepito e posto come una tensione della propria vita.
28-32. come in la brama (altra poesia di Umberto Saba), anche qui c’una sorta di ritornello conclusivo delle singole fasi di svolgimento del pensiero poetico.
40-47. l’ahimè si riferisce al fatto che il cantuccio, l’azzurro spiraglio che il poeta si riserva sono pur sempre qualcosa che isola, che impedisce un abbandono totale della gioia di essere come tutti. la rivelazione d’un giorno fu dunque limitata, ma resta pur sempre viva nel ricordo come norma di vita e di poesia.
47-59. in questa strofa e in quella che segue prevale il senso della fugacità di quel desiderio che coincise con la giovinezza e che ora vive fra i ricordi d’una vita perduta, come sembra sottolineare il mutamento avvenuto nelle cose.
69-74.il poeta dopo d’allora ha creato forme e colori diversi da quello del paesaggio incantato ove avvenne la rivelazione giovanile, ma non è riuscito ad attuare il desiderio di comunione con la vita di tutti, ed è rimasto solo con la sofferenza della propria solitudine nel mondo e davanti alla morte.
77-78. i….fiore: i giorni della primavera, che viene tuttavia nella memoria del lettore a coincidere, a questo punto, con quelli della rivelazione e della nascita della vocazione poetica.
Breve commento
Uno dei risultati migliori della nuova “limpidezza” di stile di Saba, fondata sulla “valorizzazione della parola in se stessa presa”, dietro la suggestione, anche, di Allegria di naufragi di Ungaretti, è in questa lirica, espressione d’una poetica e di un’etica strettamente congiunte. Essi racconta un momento elementare, “storico”, del definirsi della vocazione poetica dell’autore, all’età di vent’anni, sulla base d’una volontà di partecipazione alla “calda vita” di tutti e di tutti i giorni. La rivelazione avviene in un luogo preciso, fra oggetti quotidiani, che invitano il giovane a una partecipazione alla vita comune. Questo desiderio ispirerà la sua poesia come nostalgia e tensione sempre insoddisfatte, per l’impossibilità di uscire dal proprio individualismo egocentrico, ma anche come valore sicuramente intravisto e, in parte, conseguito.