Il “Canzoniere” (raccolta poetica) di Umberto Saba: struttura e poetica.

Il volume conclusivo della produzione poetica di Saba, il Canzoniere, comprende tutti quelli precedenti, riveduti e con l’eliminazione delle poesie che apparvero al poeta meno significative. Fra le prime raccolte le più importanti furono Il mio primo libro di poesie(1903) e le Poesie(1911), seguite poi da Coi miei occhi(1912), cinquanta liriche pubblicate dalla “Libreria della voce”. Ma il rapporto con questa rivista rimase difficile: Saba perseguiva una propria ricerca poetica originale che rese più lento e arduo il riconoscimento del suo valore. Bisognò, per questo, attendere, dopo il fervore delle avanguardie e la sua “reazione” della “Ronda”, la rivista “Solaria”, che gli dedicò un numero e stampò nelle proprie edizioni Preludio e fughe(1928), pubblicando l’anno dopo i saggi di Giacomo Debenedetti, il primo critico “scopritore” di Saba. Questi, intanto, aveva pianificato fin dal 1913 la pubblicazione organica delle sue liriche: un canzoniere insomma. Dopo un progetto, risalente al 1919, la prima edizione del Canzoniere apparve nel 1921; comprendeva quasi tutte le poesie di vent’anni, con l’aggiunta di una nuova sezione, L’amorosa spina. Seguirono altre raccolte parziali, fra le quali acquistò particolare importanza Parole(1934), come inizio d’una nuova maniera concisa e epigrammatica che s’incontrava originalmente con la ricerca di “essenzialità” della poesia coeva. Le altre, successive, confluirono poi, con le prime, nelle due edizioni del Canzoniere: quella del 1948 e quella, postuma e definitiva, del 1961. Questa comprende numerose sezioni, corrispondenti alle primitive raccolte: poesia dell’adolescenza e giovanili(1907); Versi militari(1908); Casa e campagna(1909-10); Trieste e una donna(1910-12);ecc…. al Canzoniere Saba unì, nel 1948, Storia e cronistoria del canzoniere, un’analisi critica delle proprie liriche, compiuta in terza persona, in cui polemizza spesso coi propri critici e rivela un senso orgoglioso della propria grandezza, offrendo un primo, importante criterio di lettura della sua opera. Anche questo volume attesta l’organicità del Canzoniere, che, per questo aspetto, si rifà idealmente a quello petrarchesco; mentre al tempo stesso, fa pensare al tentativo analogo compiuto in quel giro di anni da Ungaretti, che intitolava il complesso della sua opera poetica “Vita di uomo”. Ma Ungaretti ritrovava a posteriori una qualità emblematica dell’esperienza vissuta; umana, ma anche, e in primo luogo, poetica, o per lo meno ricondotta alla poesia come a un valore che si fa norma del vivere. Saba invece, vede la vita come un flusso unitario che ripercorre una dimensione comune e di sempre, e su questa adesione alla vita nella sua totalità, anteriore alla costruzione storica o progressiva di valori, pone l’essenza delle propria autobiografia. Come affermava uno scrittore, Guido Piovene, con parole che Saba fece propria nella Storia e cronista del Canzoniere, per lui il compito della poesia era quello di “risalire alla natura delle complicazioni intellettuali e nervose in cui ci dibattiamo”, per riportarci all’”oscuro grembo del mondo”, ai paradigmi della vitalità elementare. Per questo egli aveva scritto “poesia d’amore”, sia nel significato proprio del termine, sia nel senso più largo, di adesione profonda alla vita: quella che si vive in tutti. Poteva così chiamare “canzoniere” la propria opera, collocandola nella grande tradizione europea della poesia d’amore.

La poesia di Saba è semplice e chiara. Nella forma adopera le parole dell’uso quotidiano e nei temi ritrae gli aspetti della vita quotidiana, anche i più umili e dimessi: luoghi, persone, paesaggi, animali, avvenimenti, Trieste con le sue strade, le partite di calcio ecc. Una vera e propria dichiarazione di poetica la possiamo leggere nella lirica Il borgo della raccolta Cuor morituro (1925-1930). Il Canzoniere, poi, da lui concepito come autobiografia totale, raccoglie tutte le sue poesie (ne diede varie edizioni sempre accresciute: nel 1921, 1945, 1948, 1957 e, per ultimo, nel 1961).
I temi della sua poesia sono Trieste, la città natale, il mare come simbolo di fuga e di avventure spirituali, gli affetti personali e familiari (principalmente Lina, la moglie, e Linuccia, la figlia), le memorie dell’infanzia, il rapporto con la natura e le riflessioni sull’attualità.
Il Canzoniere è progettato secondo il disegno di un itinerario poetico che segue fedelmente quello della vita dell’autore: «E il libro, nato dalla vita, dal “romanzo” della vita era esso stesso, approssimativamente, un piccolo romanzo. Bastava lasciare alle poesie il loro ordine cronologico; non disturbare, con importune trasposizioni, lo spontaneo fluire e trasfigurarsi in poesia della vita». Sono parole di Saba, tratte dal commento in terza persona che, sotto lo pseudonimo di Giuseppe Carimandrei, il poeta elaborò tra il 1944 e il 1947 con il titolo di Storia e cronistoria del Canzoniere.
La struttura del Canzoniere si pone quindi come parallela al flusso continuo e ininterrotto della vita dell’autore, narrandone poeticamente gli eventi significativi. L’edizione Prose, del 1964, raccoglie tutta la produzione in prosa, mentre l’edizione Ricordi/Racconti, 1910-1947 comprende la sezione Gli ebrei del 1910-1912, costituita da bozzetti e descrizioni delle abitudini di vita della comunità ebraica di Trieste. Ancora abbiamo le Sette novelle del 1912-1913 (fra le quali la famosa La gallina letta psicanaliticamente da Mario Lavagetto nel suo saggio La gallina di Saba) e altre sezioni e frammenti. Annoveriamo ancora tra i suoi racconti: Scorciatoie e raccontini, del 1934-1948, Storia e cronistoria del Canzoniere, scritta dal 1940 al 1947, Ernesto, scritto dal maggio al settembre 1953 e uscito postumo nel 1975.
Sullo sfondo di una Trieste fine secolo, il romanzo Ernesto è rievocazione e descrizione di inquietudini e ambigue curiosità adolescenziali con una forte componente autobiografica. Il protagonista, Ernesto, è un ragazzo che vive con la madre (sotto la vigile tutela della zia); studia il violino, legge molto e ha qualche idea vagamente socialista. Fa anche il praticante presso un venditore all’ingrosso di farina.

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